Giacobbe Giusti, ‘Lysippe’

Giacobbe Giusti, ‘Lysippe’

Lisippo

Socrate, busto scolpito, copia romana

Lisippo (in greco anticoΛύσιππος; Sicione, 390/385 a.C. – dopo il 306 a.C.) è stato uno scultore e bronzista greco antico. Ultimo tra i grandi maestri della scultura greca classica, fu attivo dal 372-368 a.C. fino alla fine del IV secolo a.C. Lavorò per Alessandro Magno, che ritrasse numerose volte, e terminò la propria carriera al servizio di un altro re macedone, Cassandro I, tra il 316 e il 311 a.C.

Cenni biografici

Originario di Sicione, città dell’Arcadia sul golfo di Corinto, nacque nei primi anni del IV secolo a.C. e si formò verosimilmente sulle opere di Policleto e sulla scultura peloponnesiaca, nonostante Duride di Samo lo dicesse formato al di fuori di ogni scuola e maestro, ovvero studioso della natura su consiglio di Eupompo, forse enfatizzando troppo il tema letterario del genio autodidatta.

Fu soprattutto bronzista e lavorò a lungo nella sua città per poi spostarsi in vari centri della Grecia (Olimpia, Corinto, Rodi, Delfi, Atene) e dell’Italia (Roma e Taranto).

Morì in data non precisata, ma sicuramente in età molto avanzata, come testimonia la notizia di un ritratto di Seleuco I Nicatore, quindi fino alla fine del secolo

Lysippe de Sicyone (v. 395 av. J.-C.– v. 305 av. J.-C.) est un sculpteur et bronziergrec. Il est notamment le portraitiste attitré d’Alexandre le Grand, père et maître de Laippos, Boédas, Euthycratès.

Biographie

Sa carrière s’étend de 372 av. J.-C., date à laquelle il réalise une statue de Troïlos, un vainqueur des Jeux olympiques, à 306 av. J.-C. environ. Pline l’Ancien situe son apogée lors de la 113eolympiade, c’est-à-dire vers 328 av. J.-C.[1]

Théoricien, il reprit les calculs de proportions de Polyclète et les modifia, en établissant un nouveau canon plus élancé du corps humain, avec une hauteur de huit têtes : la tête fait un huitième du corps au lieu de un septième. Multipliant les recherches sur le mouvement et le rôle de la lumière, il se fit le champion d’un art expressif et réaliste.

Il est réputé pour avoir produit 1 500 œuvres[2], et ne semble appartenir à aucune école de bronziers[3].

Parmi les œuvres ayant survécu, Lysippe est usuellement reconnu comme l’auteur de l’Apoxyomène, de l’Hercule Farnèse, de l’Éros bandant son arc, du monument votif de Daochos, du Pugiliste des Thermes, du type de l’Alexandre Azara ou encore de l’Hermès à la sandale.

 

 

Hermès d’Atalante, copie romaine d’un original attribué à Lysippe, Musée national archéologique d’Athènes

http://it.wikipedia.org/wiki/Lisippo

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Giacobbe Giusti, ‘ Lysippe, Buste d’Alexandre le Grand’

Giacobbe Giusti, ‘ Lysippe, Buste d’Alexandre le Grand’

 

 

Le buste d’Alexandre le Grand par le sculpteur grec Lysippe que nous connaissons grâce à plusieurs copies, telles que celles de la glyptothèque de Munich, du musée du Louvre, du musée de l’Acropole d’Athènes ou du musée archéologique d’Istanbul, est l’un des chefs-d’œuvre du portrait hellénistique et un modèle pour les futurs portraits des rois et des princes, à la fois dans la période hellénistique et romaine et au-delà.

Contexte

La grande personnalité de Lysippe et les conditions sociales et culturelles changeantes des contemporains permettent de surmonter les dernières réticences de l’art grec pour le portrait physionomique et autorisent des représentations fidèles de la condition physique et spirituelle des individus.

En créant le portrait d’Alexandre le Grand, l’artiste transforme le défaut physique qui contraint le conquérant, selon les sources, à garder la tête inclinée de manière significative sur l’épaule, en une attitude ascendante qui semble évoquer un ravissement céleste, « une conversation silencieuse avec la divinité »[1]. Les épaisses boucles de cheveux sont traitées naturellement avec une double toupet sur le front et la surface lisse est traitée avec un dégradé mesuré, mais suffisamment marqué pour éviter un aplatissement désagréable.

Cette œuvre est la base du portrait du souverain « inspiré » dont influence perdure dans les portraits officiels au-delà de l’époque hellénistique.

La version du Louvre

http://fr.wikipedia.org/wiki/Buste_d%27Alexandre_le_Grand

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Giacobbe Giusti Author, Multi-media installation, Palazzo Bastogi, Florence, March 2015

Giacobbe Giusti Author, Multi-media installation, Palazzo Bastogi, Florence, March 2015

DSC_0456 - Copia
REGIONE TOSCANA
Consiglio Regionale
Palazzo Bastogi, Florence
Solo Exhibition ‘La Quarta Dimensione’ – Giacobbe Giusti
march 2015

La Quarta Dimensione

‘Digli che abbiamo
riprogrammato la realtà.
Digli che il linguaggio è un virus, la religione un sistema operativo
e le preghiere sono junk mail’
American Gods
Neil Gaiman

La Prossima Dimensione
E’ l’eterna tensione tra natura e cultura quella che si respira nei paesaggi disegnati dalle sculture di GIACOBBE GIUSTI. Paesaggi post-moderni e per certi versi post-umani o ULTRA-UMANI, do- ve forme di alluminio si stagliano come testimoni superstiti di un’umanità perduta, trasformata, ri-plasmata.
Rocce, alberi cristallizzati e fiori alieni diventano TOTEM in una realtà parallela (futura?) in cui possiamo ancora riconoscere l’eredità dell’uomo. L’effetto è ancor più perturbante dal permanere di un richiamo al quotidiano in quelli che al primo sguardo sembrano oggetti provenienti da un’altra dimensione. La scelta stessa del materiale utilizzato da Giacobbe Giusti contribuisce all’impatto emotivo. ALLUMINIO.
Come quello della carta stagnola in cui avvolgiamo gli alimenti o delle lattine di Coca-Cola. Ma an- che quello che viene largamente impiegato nell’industria aerospaziale, per esplorare altri mondi, altre pieghe dell’universo.
Duttilità, malleabilità, saldabilità: sono queste le principali doti dell’alluminio, caratteristiche che ben si adattano a indagare quella
“società liquida” fotografata da Zygmunt
Bauman, in cui è sempre più difficile trovare una superficie solida a cui affidare le nostre certezze. Una realtà duttile come l’alluminio, capace di fondere e cambiar forma in ogni momento.
Ma è un’altra proprietà dell’alluminio a conferire alle sculture di Giusti un’intrinseca enigmaticità: la leggerezza. Sono pietre, sono meteore, sono alberi dalle forme pesanti e tuttavia leggeri. Sono manifestazioni della violenza maestosa della natura, eppur tutta- via abbastanza leggere da risultare esposte ai colpi del destino, predisposte ad essere spazzate via dalla prossima onda mediatica.
E’ proprio nell’interazione con suoni, luci e proiezioni multimediali che le installazioni di Giacobbe Giusti raggiungono l’apice comunicativo: visi, format, spezzoni di programmi tv visti e riconoscibili si riflettono su forme familiari, ma sconosciute. Le sculture diventano specchi deformanti di una realtà deforme, soggetti immobili eppur partecipi e complici di questa realtà. Come noi. Come l’uomo, straniato in una giungla virtuale, proiettato in una Quarta Dimensione.
Francesca Puliti

http://www.giacobbegiusti.com